Lo scoppio della pandemia COVID-19 ci ha posti davanti ad un rapido, imprevedibile e drammatico cambio di scenario.
I problemi quotidiani del giorno prima erano, al confronto, questioni quasi banali. Oggi dobbiamo fare i conti con limitazioni della libertà che, per tutelare la salute, impediscono a molti di noi di portare avanti le nostre attività, creare e distribuire valore. Passerà, come tante sciagure. Tuttavia, se vorremo uscirne più forti di prima, non basterà dire che passerà... Questo è il tempo di lavorare ancora più sodo per preparare la ripartenza e iniziare a ricostruire le nostre aziende e un mondo migliore. Ti lascio alcuni spunti che spero possano essere utili a ripartire, più forte di prima.
FASE 1 – PREPARATI AD ATTRAVERSARE IL DESERTO
Passata l’emergenza sanitaria la vera emergenza sarà (è) quella economica.
Quello che ci aspetta è una attraversata del deserto e per affrontarla dobbiamo essere sicuri di avere borracce sufficientemente piene. Dovrai predisporre:
- un piano dei flussi di cassa fino al 31/12/2020
- ridefinire il tuo budget (economico 2020)
- avere contezza delle iniziative immediate da attuare (sospensione pagamenti PA, approvvigionamento presso il sistema bancario che sta mettendo a disposizione linee di credito a breve termine per far fronte alle prime emergenze, moratoria mutui, leasing, rinegoziazione tempi di pagamento con i fornitori)
- avere contezza di tutte le iniziative del governo per minimizzare le uscite utilizzando, ove possibile, ammortizzatori sociali, contributi vari
FASE 2 – AFFILA LA LAMA
Una volta acquisita consapevolezza della propria situazione e del tempo che le nostre aziende potranno “comprare”, utilizzare questo periodo per analizzare le aree critiche e strategiche dell’azienda:
- organizzazione: (perfezionamento, implementazione mansionari, analisi degli elementi fondamentali alla ripresa)
- procedure aziendali: riesame delle procedure aziendali con l’obiettivo di migliorarle, eliminare le produzioni non strategiche, prepararsi a prevedere possibili iniziative per il distanziamento sociale nel periodo della ripresa fino ad almeno tutto il 2020 (fino a che non arriverà il vaccino dovremo convivere con questo maledetto virus)
- marketing: tieni vivo il rapporto con i tuoi clienti, fatti sentire, riesamina il tuo portafoglio, inizia a pensare alla ripartenza e al tuo piano d’azione da qui a fine anno
FASE 3 – APPRONTA LE TUE CARAVELLE E PREPARATI A SCOPRIRE IL NUOVO MONDO
Quanto è accaduto è un fatto epocale e lascerà una traccia profonda nella nostra storia. Ma ripartiremo, come sempre successo nella storia degli uomini (la chiamano evoluzione…).
Se vorremo far tesoro di quanto successo per diventare migliori, allora dovremo pensare al domani e a che cosa dovremo diventare per recuperare il tempo, i soldi, le occasioni perdute.
Definisci il tuo piano strategico: alla luce di quanto successo come dovremo diventare per affrontare le nuove sfide, quali insegnamenti trarre, quali nuovi strumenti utilizzare per rendere migliore il nostro modo di fare business? Alcuni esempi non esaustivi ma dettati da questi giorni di immobilità forzata:
Se sapremo lavorare su noi stessi, sulle nostre aziende, essere costanti e resilienti, allora si, alla fine di tutto questo, potremo dire di essere ripartiti più forti di prima e di essere diventate persone e aziende migliori...
Creare, gestire, far crescere un business non è cosa facile, sopratutto in tempi di crisi.
D'altronde se fosse facile tutti potrebbero essere imprenditori.
E' una sfida quotidiana, fare bene non è sufficiente. Dobbiamo sforzarci di eccellere.
Anche se non è sempre possibile essere al massimo o ottenere il massimo, l'eccellenza deve diventare una nostra condizione mentale da intendere come miglioramento continuo delle nostre performance. Solo così potremo pensare di uscire dal mucchio e distinguerci.
Qualcuno potrebbe obiettare che le piccole aziende non hanno che i mezzi per sopravvivere e sono costrette a vivere all'ombra delle grandi, che dispongono di maggiori risorse, maggiori asset ed hanno molti più soldi da investire in promozione, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti.
Tale affermazione è valida in molti casi ma non in assoluto poichè esistono esempi virtuosi di piccole e medie aziende che hanno un modello di crescita sostenibile paragonabile alle grandi. E molto dipende da come il business viene gestito.
Per esempio ci sono tre aree aziendali nelle quali l'imprenditore dovrebbe essere certo di avere a disposizione il meglio possibile:
1. Dipendenti:
Esiste la convinzione che i migliori talenti lavorino solo nelle grandi aziende. I dati raccolti da molti esperti di recruiting dimostrano il contrario e ci dicono che la capacità di attrarre talenti è anche legata alla capacità dell'imprenditore di motivare, infondere entusiasmo, garantire condizioni lavorative ottimali. E vi assicuro che non si tratta solo di soldi. Ritengo che questa considerazione valga ancor di più in tempi di crisi, sopratutto in Italia, dove molti giovani e di talento sono alla ricerca di un'opportunità professionale. Trovateli!
2. Offerta di prodotti e servizi:
Nel vostro campo, industria, settore, nella vostra area geografica il vostro prodotto è il migliore in circolazione?
Se la risposta è si, pensate (immediatamente) a come migliorare ulteriormente e a come differenziarvi sempre più dai concorrenti. Il successo attuale non è garanzia di sucessi futuri se non lavorate sodo per mantenere il vostro vantaggio.
Se la vostra risposta è no, perchè no? Sforzatevi di analizzare le motivazioni (oggettive) per cui il vostro prodotto o servizio non è il migliore della vostra nicchia. L'autoanalisi non è la cosa più facile da affrontare, ci siamo passati tutti ed ammettere i nostri errori o le nostre manchevolezze non fa bene all'autostima. Tuttavia la consapevolezza è il primo passo per compiere scelte migliori. Prendete carta e penna e scrivete quello che secondo voi non va e potrebbe essere migliorato da subito. Agite.
3. Cultura aziendale:
Creare un ambiente ricco di entusiasmo, motivare i collaboratori, incoraggiarli nei momenti di difficoltà. La gratificazione personale, il sentirsi parte di un progetto che deve essere realizzato, spesso motiva le persone più di un semplice premio di produzione. Di ciò ho conferma interagendo con le organizzazioni con cui collaboro. La stessa cosa vale per le mie avventure imprenditoriali, nelle quali mi sono spesso trovato a competere con aziende di dimensioni ben superiori. E questo non ha impendito di raggiungere eccellenti risultati grazie anche alla motivazione del team, all'unione di intenti, alla collaborazione di tutti.
Migliorare si può. E di molto. Dipende anche da noi.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La strategia – ha ribadito Padoan «è tassare molto meno lavoro e impresa e di più la ricchezza finanziaria».
Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/pbqvgm
Da questa dichiarazione del ministro dell’economia sembrerebbe che le misure prese fino ad ora non siano ancora sufficienti e si profili un ulteriore inasprimento della tassazione su chi cerca di risparmiare e investire al meglio i suoi risparmi.
Non basterebbe quindi un innalzamento delle aliquote dal 12,5% al 26% in poco più di 2 anni sui rendimenti (mai certi fra l’altro) e la patrimoniale che tutti paghiamo OGNI ANNO su conti correnti, depositi e investimenti (quella che lo Stato chiama imposta di bollo).
Non sarebbe meglio invece che continuare a parlare di TASSE iniziare a parlare di TAGLI?
Quella che il governo si ostina a chiamare ricchezza finanziaria non è altro che Il risparmio degli italiani, da SEMPRE un fattore decisivo per il benessere della nostra Nazione.
In modo miope si continua a puntare il dito su chi si sforza di essere più virtuoso e si prendono provvedimenti più popolari che utili ad uno sviluppo di medio lungo termine.
Inoltre, lo Stato, in barba a qualunque principio di libero mercato tassa al 12,5% i rendimenti dei suoi “prodotti finanziari” (I BOT) e al 26% tutto il resto.
In una economia di mercato questa si chiama CONCORRENZA SLEALE.
L’orientamento di un governo che punta al rilancio dell’economia dovrebbe essere il seguente:
TAGLIARE LA SPESA IMPRODUTTIVA, INCENTIVARE LAVORO, IMPRESE E RISPARMIO.
La piccola azienda è una parte essenziale e prevalente dell’economia Italiana, nonostante la crisi.
Nutro un sincero sentimento di ammirazione nei confronti di tutti quelli che decidono di mettersi in proprio e sfidare il mercato.
Gli imprenditori italiani hanno spesso buone idee, una grande volontà, elevata propensione al rischio,
Tuttavia, spesso, mi capita di registrare un atteggiamento contrario e ostile verso la novità, le collaborazioni, la condivisione di conoscenza e di opportunità imprenditoriali.
Il mondo è cambiato, i confini dell’economia non sono più quelli di una volta, le informazioni corrono veloci sulla rete e il vantaggio competitivo di avere prodotti innovativi è difficilmente difendibile da aziende di piccole dimensioni.
Vendere entrambi lo stesso prodotto nello stesso territorio e farsi una concorrenza spietata sui prezzi equivale a determinare anche e soprattutto il peggioramento della redditività della propria azienda. Nel lungo termine il risultato è una gara al massacro.
Cercare di collaborare, sviluppare progetti comuni, condividere idee potrebbe essere una strada più proficua e redditizia anche se apparentemente più difficoltosa da percorrere.
Perché difficoltosa? Perché dovremo rinunciare a parte della nostra autonomia, programmare un piano d’azione comune, rispettare delle regole di cooperazione, mettere il nostro ego fuori dalla porta e aprirci al confronto con gli altri.
Teoria? Direi proprio di no, i fatti dimostrano che è l' alternativa ad un lento declino.
Gli imprenditori e i professionisti italiani dovrebbero capire che, spesso, farsi la concorrenza l’un con l’altro ha più svantaggi che vantaggi.
Le guerre distruggono valore, sempre, le alleanze hanno l’obiettivo di creare valore nel tempo, per tutti.
Per quanto buona possa essere la nostra condotta, a volte succede di commettere errori. E la conseguenza dell'errore potrebbe essere la perdita di un cliente acquisito dopo grandi sforzi e ripetuti tentativi.
Il nostro modo di agire subito dopo aver commesso l'errore ci dirà se il cliente sarà perso per sempre oppure potrà essere recuperato.
1. Affronta la realtà:
nascondere o negare l'accaduto è una delle cose peggiori che tu possa fare. Il tuo comportamento dimostrerà la scarsa attitudine ad affrontare e risolvere i problemi. Il cliente non ti riterrà affidabile ed in grado di affiancarlo nella risoluzione di future ulteriori problematiche. Chiunque conduca un'azienda dovrebbe avere imparato che l'errore fa parte del gioco, il cliente stesso si sarà trovato nella tua posizione altre volte. Quello che cerca è un partner affidabile in grado di porsi in modo costruttivo di fronte agli inevitabili incidenti di percorso (la perfezione è una chimera e chi pensa di essere infallibile è solo un'ipocrita).
2. Fai il mea culpa e assumiti la responsabilità dell'accaduto:
se hai consegnato un prodotto / servizio non in linea con le promesse o con i tempi di consegna concordati, è probabile che il cliente abbia dovuto fronteggiare delle problematiche. Ricorda che tu sei parte della catena del valore dei tuoi clienti. Quindi mettici la faccia, chiedi un appuntamento, assumiti la responsabilità e spiega loro come risolverai il problema.
L'umiltà di ammettere i propri errori non è segno di debolezza ma di forza e consapevolezza nei propri mezzi.
3. Illustra ic ambiamenti che apporterai nella tua catena del valore:
questo è l'aspetto determinante. Dimostragli che l'errore servirà a migliorare d'ora in poi la qualità e l'affidabilità del prodotto / servizio. Un buon business partner non è colui che non commette errori (io non ne ho ancora conosciuto uno), ma è colui che utilizza l'errore per alzare costantemente il livello della sua qualità e della sua prestazione. Spiegate allora quali saranno i cambiamenti che avete in serbo e quali saranno i benefici che prevedete miglioreranno il vostro rapporto di collaborazione futuro. Siate specifici e dimostrate di aver analizzato criticamente l'accaduto.
Ogni business è differente ma alcune azioni di miglioramento che potreste intraprendere potrebbero riguardare l'introduzione e/o l'implementazione di un servizio di controllo di qualità, il potenziamento della dotazione di magazzino, l'assegnazione di una risorsa che segua il cliente con l'obiettivo di evitare ulteriori passi falsi.
Agire, misurare, correggere, implementare, eccellere.
4. Persisti nel tuo sforzo e non perderti d'animo:
anche dopo aver fatto ammenda, esserti presentato dal cliente mettendoci la faccia e proponendo una risoluzione del problema c'è la possibilità che riceverai lo stesso un rifiuto di continuare il rapporto commerciale.
Non perderti d'animo e chiedi una nuova possibilità per dimostrare la tua affidabilità. Accontentati anche di una commessa di minore importanza,non stancarti di essere presente.
Insisti con garbata perseveranza, se smetterai di proporti sarà molto difficile che sia lui a cercarti nuovamente. Il mondo è pieno di alternative ai tuoi prodotti / servizi.
Visto che ci accadrà ancora di avere problemi con alcuni dei nostri clienti ricordiamoci sempre che è come agiremo subito dopo l'erroreche determinerà la probabilità di guadagnarci una seconda chance.
Per cambiare risultati è necessario cambiare il nostro modo di agire. E avere il coraggio di percorrere nuove strade.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Le imprese costituiscono la spina dorsale dell'economia. La maggior parte delle economie europee e mondiali sviluppate stanno vivendo una fase di ripresa dopo la terribile crisi iniziata nel 2008.
L'Italia è ancora in una situazione di grande difficoltà anche dovuta all'immobilismo della politica ed alla incapacità (oppure alla volontà?) di semplificare le regole del gioco e di tagliare i costi improduttivi di una macchina pubblica inefficiente.
"Meno tasse, meno costi e burocrazia per il lavoro, più credito alle imprese, tempi certi di pagamento con la P.A, rilancio dei consumi".
Le imprese italiane, stremate da una crisi senza precedenti, dicono basta ad
un mondo politico poco recettivo e scelgono la piazza per rivendicare interventi urgenti a favore di una ripresa economica.
Rete Imprese Italia (Confartigianato, Confcommercio, CNA, Casartigiani e Confesercenti), organismo che rappresenta oltre due milioni e mezzo di PMI, ha indetto per oggi, martedì 18 febbraio, una mobilitazione generale a Roma, durante la quale intende “toccare il tempo” al Governo presentando una serie di richieste non più derogabili.
Chiaro e sintetico l’elenco delle priorità di intervento governativo che verranno sollecitate nella manifestazione: meno tasse, meno costi e burocrazia per il lavoro, più credito alle imprese, tempi certi di pagamento con la P.A, rilancio dei consumi.
Richieste da troppo tempo sottoposte dalle Organizzazioni di categoria ai decisori politici, ma che finora non hanno ottenuto alcun risultato rilevante.
Riporto un interessante articolo pubblicato su Yahoo! Finanza l'11 febbraio 2014 che tratta il tema dell'usura e dell'anatocismo bancario.
Gli Istituti di credito svolgno un ruolo fondamentale nell'economia moderna, tuttavia a volte succede che alcune regole non vengano rispettate.
E' bene, in questi casi, che l'imprenditore faccia valere i propri diritti e richieda alla banca quanto pagato in eccesso.
Buona Lettura
Scritto da Fabrizio Arnold - Yahoo! Finanza 11 febbraio 2014.
“Ci sono modi illeciti con cui le banche alzano i tassi di interesse chiesti ai clienti”. Mario Bortoletto, 64 anni, è un imprenditore edile di Vigonza, in provincia di Padova, e nel suo libro “La rivolta del correntista”, edito da Chiarelettere, racconta come le banche, attraverso meccanismi nascosti, riescono a lucrare sui conti correnti. Dal 2008 ha fatto otto cause ai colossi del credito: “Ne ho già vinte due – spiega l’imprenditore al Fatto Quotidiano – e le banche mi hanno già restituito 450mila euro”.
A finire sotto la lente sono i tassi di interesse, documenti di sintesi e condizioni quasi sempre sfavorevoli per il cliente. “Io sono arrabbiatissimo con le banche e non riesco a pensare che centinaia di imprenditori hanno imbracciato un fucile o si sono impiccati nelle loro fabbriche”, dice Bortoletto “perché non hanno resistito allo strapotere delle banche. Bisogna dire basta agli istituti di credito che ti tolgono tutto quello che hai ottenuto con tanti sacrifici. Sono giganti di argilla che si possono sconfiggere”. Nel suo libro l’imprenditore padovano spiega come. Occorre seguire delle regole, una sorta di vademecum che ogni imprenditore dovrebbe avere a portata di mano per non rimanere schiacciato dal peso dei tassi bancari. Per prima cosa “conservate sempre tutta la documentazione bancaria, i contratti, gli estratti conto, gli scalari trimestrali o semestrali”, spiega sempre al Fatto Quotidiano. Facendo, però, attenzione alle variazioni unilaterali. E’ importante anche farsi fare una perizia econometrica, affidandosi a professionisti specializzati, che diventa “l’unica tutela del correntista”. La guida prosegue con l’invito aprestare molta attenzione “a tutti i costi e a tutte le spese che contribuiscono a determinare il tasso soglia”, ossia il tasso massimo d’interesse che un istituto può applicare al correntista. Superato il limite, gli interessi sono paragonabili a vera e propria usura. E se si incontrano difficoltà “valutate con molta attenzione le cosiddette agevolazioni che il vostro istituto vi propone” come la possibilità di trasformare uno scoperto in un mutuo ipotecario. Non sempre la soluzione si rivela vantaggiosa per il cliente.
Le dritte da tenere a mente proseguono con l’anatocismo bancario. Termine complesso per descrivere la capitalizzazione degli interessi passivi che, aumentando sempre di più, creano un ostacolo insormontabile per il cliente che voglia tornare in attivo. Per evitare ulteriori grane, bisogna tenere sempre sotto controllo anche le commissioni di massimo scoperto e le valute. Esistono la valuta effettiva e quella bancaria. La prima corrisponde al momento in cui la banca acquista o perde la disponibilità del denaro; la seconda, invece, si riferisce a quando l’istituito di credito la contabilizza in conto e può differire di qualche giorno. Una precisazione anche per la Centrale rischi: una volta inseriti nel database dei “cattivi pagatori”, si è segnati quasi a vita, ma le banche prima di far partire una segnalazione, per legge, devono avvisare il correntista.
Il caso Bortoletto, sta facendo scuola. Altri 600 piccoli imprenditori della zona di Padova, dopo aver controllato i loro conti correnti, hanno fatto causa alle banche per i tassi usurai. “Se nel 2012 – precisa Bortoletto – al tribunale di Milano sono state presentate solo 180 cause contro le banche, nel 2013 queste sono salite a 1.860, anche grazie al lavoro che stiamo facendo con il movimento “Il delitto di usura” di cui sono vicepresidente”. Ogni tre mesi la Banca d’Italia stabilisce il tasso massimo d’interesse, altrimenti detto “tasso soglia”, che le banche possono applicare ai loro clienti, quando chiedono un mutuo, un prestito o un fido. Superato il limite, ovviamente, i clienti possono richiedere i soldi indietro, per vie legali. Non tutti, però, lo sanno. La scorsa estate, anche le Iene, in un servizio televisivo dedicato, avevano denunciato anomalie sul tasso di mora legato ai contratti di mutuo, quello che le banche applicano sugli interessi per chi è rimasto indietro con qualche rata. In molti casi aveva superato la soglia d’usura.
(http://it.finance.yahoo.com/notizie/banche-tassi-interesse-truffa-130546526.html)
Per cambiare risultati è necessario cambiare il nostro modo di agire. E avere il coraggio di percorrere nuove strade.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ogni imprenditore ha il suo bagaglio di esperienze grazie al quale è riuscito a realizzare i suoi progetti, in ogni caso ci sono alcune lezioni che ho imparato in questi anni e che mi fa piacere condividere perché ti potranno essere utili.
1. Non puoi fare tutto da solo:
costruire una squadra è essenziale perché ognuno di noi ha un numero finito di ore da dedicare al lavoro e questo limite dipende anche da altri aspetti della nostra vita. Se sei un giovane single potresti essere in grado di fare tutto da solo per un certo periodo di tempo, diciamo uno o due anni. Se hai una famiglia, gli impegni professionali e familiari potrebbero non ben conciliarsi e alla lunga potrebbero crearsi dei problemi nelle due aree.
2. Tu potresti pensare che il tuo prodotto / servizio sia il migliore, peccato che i clienti non siano della stessa opinione:
ascolta molto bene i commenti dei tuoi clienti. Verifica costantemente sul campo la qualità dei tuoi prodotti e servizi rivolgendo le giuste domande ai tuoi clienti, chiedendo loro di cosa sono soddisfatti e cosa vorrebbero migliorare. Considera le critiche e le lamentele risorse preziose per offrire al mercato ciò che il mercato chiede. Tale attività richiede profonda capacità di autoanalisi, osservazione, ascolto, elasticità e creatività, per cambiare, in meglio.
3. Fai una cosa alla volta e falla bene:
molti imprenditori spesso tentano di soddisfare tutte le esigenze e le richieste. Il rischio è quello di disperdere energie preziose realizzando prodotti e servizi che potrebbero scontentare tutti. Focalizzati sulle cose che ti riescono meglio, sarà più facile distinguersi e fare in modo che il mercato riconosca un valore aggiunto rispetto ai concorrenti.
4. Definisci un prezzo equilibrato, non svendere i tuoi prodotti e servizi:
prezzi troppo bassi ci possono consentire di attrarre clienti nel breve termine ma possono pregiudicare la sopravvivenza dell’azienda nel medio-lungo. Il prezzo è importante ma non è l’unica componente su cui focalizzarsi. Sforzati di competere anche sulla qualità (prodotti), l’affidabilità (servizi), sforzati di cercare o di creare nicchie di mercato. Il cliente che bada solo al prezzo non sarà mai un cliente fedele e ti lascerà sempre in una condizione di incertezza. Basterà che arrivi un tuo competitor con un’offerta più economica e non avrai più un cliente ma un ex.
5. Ringrazia i tuoi clienti, trattali bene:
la tua azienda esiste perché esiste un mercato che apprezza e acquista quello che fai. Il cliente è la tua risorsa numero 1. Stabilisci con lui un rapporto di fiducia e le tue possibilità di sviluppo aumenteranno decisamente. Siamo entrambi sulla stessa barca.
6. Non tutti devono essere nostri clienti:
il cliente è sacro, certo, ma non esageriamo. Ci sono alcuni clienti che è meglio perdere che trovare. Cattivi pagatori, pronti a cambiare per ragioni banali, mai soddisfatti. Non è necessario che diventino o restino nostri clienti.
7. Non è venduto fino a che non sarà incassato:
sembrerà ovvio, in realtà non lo è, ancor di più in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo in Italia. E’ giusto essere soddisfatti per un ordine rilevante, tuttavia verifica prima l’affidabilità del cliente, i tempi di pagamento, le possibilità di contestazioni che potrebbero ridurre l’incasso netto. Ciò che conta non è il VENDUTO ma l’INCASSATO.
8. Le persone non lasciano le aziende, lasciano il management:
questa considerazione vale sia per i dipendenti che per i clienti di un’azienda. Un manager perderà i propri collaboratori migliori se essi non saranno motivati a dovere e non si sentiranno ascoltati, compresi, apprezzati. I consumatori smetteranno di acquistare il tuo prodotto e a maggior ragione il tuo servizio se non saranno soddisfatti. E la qualità e l’affidabilità dei prodotti / servizi dipende da chi li progetta, realizza e propone, ovvero l'azienda le cui direttive sono impartite dal management.
9. Concorda in anticipo l’oggetto delle vendita:
definisci contrattualmente in modo chiaro l’oggetto della vendita. Se hai concordato di realizzare un sito di 10 pagine e per richiesta del cliente il sito ne avrà 20 fatti pagare per il lavoro svolto in più. Più il contratto sarà chiaro, minori saranno le possibilità di discussione. A tutti è accaduto almeno una volta, attratti dalla possibilità di vendere, di fare promesse onerose da mantenere oppure di dare per scontati aspetti contrattuali riguardanti quotazioni di extra o di attività aggiuntive che, se preventivamente contemplate, ci avrebbero evitato l'insorgere di controversie sul compenso da liquidare.
10. Controlla la liquidità:
questo consiglio vale soprattutto per le nuove aziende anche se può essere applicato ad ogni azienda ed attività professionale o commerciale. Puoi chiudere in perdita economica per un numero di anni determinato ma non puoi permetterti di finire la liquidità. Definisci il tuo piano economico e finanziario e determina il tuo punto di pareggio. Stima il tempo necessario per raggiungerlo e, cosa più importante, definisci l’esatto ammontare di cassa che ti servirà a superare questa fase. Fai il possibile per ottenere una linea di credito anche se non sei intenzionato ad utilizzarla. Ogni piano ben concepito può avere i suoi contrattempi e finire i soldi appena prima di aver raggiunto la meta non è un bel modo di concludere la propria avventura imprenditoriale.
Se hai trovato spunti interessanti fammi sapere quelli che hai applicato e ti sono serviti per migliorare la tua situazione. Scrivi ORA a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Sarò lieto di leggere la tua esperienza e le tue impressioni.
E se ritieni di voler approfondire queste ed altre tematiche scrivi ORA a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .
Ti offrirò un consulto gratuito per capire insieme come migliorare la tua azienda.
Vista il mio sito: www.locatellistefano.com
Da oggi è possibile vedere la presentazione di Compagnia Finanziaria Etica da tutti i dispositivi fissi e mobili semplicemente accedendo al nostro canale youtube: http://youtube/VwsOivVelps.
La puoi vedere anche dal tuo ipad - smartphone.
Buona visione.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .
Compagnia Finanziaria Etica (CFE) è una società formata da imprenditori e professionisti con un obiettivo: aiutare gli imprenditori a gestire al meglio le loro aziende.
Come? Partecipando al capitale, concedendo finanziamenti e assistendo gli imprenditori nella gestione aziendale. L’iniziativa si ispira ai principi della mutualità e vuole promuovere sinergie fra le aziende socie. La parola “Etica” che compare nel nome della società vuole significare correttezza.
In un mondo globalizzato e dalle logiche imprenditoriali sempre più complesse, CFE vuole essere un mezzo per contribuire allo sviluppo delle imprese italiane.
Come la storia ci insegna, in tutti i momenti di crisi per ripartire servono idee e risorse e gli imprenditori possono trovare notevoli difficoltà se affrontano da soli i mercati.
L'unione fa la forza e questa è l’idea che anima CFE: associarsi per usufruire di opportunità di sviluppo e competenze professionali in grado di aiutare le imprese a crescere.
Per cambiare risultati è necessario cambiare il nostro modo di agire. E avere il coraggio di percorrere nuove strade.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .
Il tema scelto dal nostro Presidente Internazionale, Ron D. Burton per l’anno 2013-2014 è: vivere il Rotary, cambiare vite.
Il leader è anche colui che, con l’esempio, dovrebbe migliorare le vite degli altri.
Il bravo leader non è il sapiente, ma il saggio. Traduce la sua visone in azione. Sa motivare, entusiasmare e trascinare (una nazione, un gruppo, un’azienda, una squadra).
Prima di essere leader deve essere un bravo membro, ovvero riconoscere e praticare i valori della comunità di cui è leader. La coerenza è un aspetto cruciale della leadership. Si può essere leader anche senza seguaci, lo si diventa con azioni che cambiano il corso della storia (ricordate piazza Tienanmen e il ragazzo davanti al carro armato che ha sfidato un’intera nazione?)
Ghandi e Madre Teresa hanno cambiato il corso della storia, non avevano nulla se non il loro messaggio e la loro convinzione. Nelson Mandela ha sfidato una nazione e ha cambiato il corso della storia.
Esempio negativo di leadership? La nostra classe politica, molte chiacchiere, pochi fatti. Interesse personale e di casta contrapposto all’interesse comune.
Prendo lo spunto dalla notizia riportata da Milano Finanza di oggi, 14 giugno, per alcune considerazioni sulle ristrutturazioni aziendali paragonate alla situazione di crisi dell'azienda Italia.
Questa è la notizia:
Aumentano le entrate tributarie, ma è nuovo record del debito pubblico italiano. Secondo i dati del supplemento al bollettino statistico di finanza pubblica della Banca d'Italia, ad aprile le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 29,2 miliardi, in crescita del 3,9% (1,1 miliardi) rispetto a quelle dello stesso mese del 2012 (28,1 miliardi).
In tutti i primi quattro mesi di quest'anno sono cresciute fino a quota 113,050 miliardi di euro (+1,58%) rispetto allo stesso periodo del 2012. Ma il debito delle amministrazioni pubbliche ad aprile è salito di 6,5 miliardi rispetto al mese
precedente, raggiungendo i 2.041,3 miliardi. A gennaio erano 2.022 miliardi, poi a febbraio l'illusione di una discesa a 2.017 per risalire a marzo a 2.034 miliardi e ora un nuovo incremento.
L'aumento riflette principalmente il fabbisogno delle pubbliche amministrazioni, parzialmente controbilanciato dalla diminuzione di 3,9 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro. In quattro mesi, il fabbisogno delle pubbliche amministrazioni si è attestato a 46,6 miliardi, superiore di 0,5 miliardi rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2012.
Vediamo l'Italia come un'azienda in crisi che deve essere ristrutturata. Cosa fare?
Dopo aver cambiato il management i nuovi dirigenti dovrebbero esaminare attentamente tutti i costi, tagliare senza esitazione tutto ciò che l'azienda non si può permettere di pagare, investire parte dei soldi risparmiati nel rilancio del business.
Questo è ciò che accade quotidianamente in molte aziende in crisi. A costo di scelte molto dolorose l'azienda ridimensiona le sue esigenze di cassa in funzione delle sue entrate, sviluppa un nuovo programma e riparte. Ricominciando a creare valore per chi nell'azienda lavora e per chi nell'azienda investe.
Per ora in Italia accade l'esatto opposto di un turnaround ben gestito: non solo non si tagliano i costi ma si aumentano le spese. E per coprirle non si aumenta il fatturato vendendo più prodotti e servizi (PIL) ma si continuano ad aumentare le tasse.
Serve un cambio di direzione deciso e coraggio da parte di chi gestisce questo delicato passaggio.
Serve lungimiranza e visione di lungo termine.
La stretta al credito allenta la morsa in tutta Europa. In Italia no. Nel primo trimestre del 2013, infatti, l'indagine trimestrale della Banca centrale europea ha messo in evidenza come l'accesso al credito sia migliorato per le imprese e le famiglie ma si è accentuato il calo netto della domanda di prestiti, soprattutto tra i privati.
Nei primi tre mesi, per l'area euro nel suo complesso, secondo i dati dell'istituto di Francoforte, "l'irrigidimento netto dei criteri di concessione dei prestiti applicati dalle banche alle imprese è diminuito, portandosi al di sotto della media storica calcolata dall'inizio dell'indagine nel 2003. Anche quello sui prestiti per l'acquisto di abitazioni ha mostrato un'attenuazione, pur rimanendo lievemente superiore alla relativa media storica. Per quanto riguarda il credito al consumo, il livello di irrigidimento netto si è mantenuto ampiamente in linea con la media storica". Luci e ombre. Se nell'Eurozona si comincia, seppur in lontananza, a scorgere un po' di sereno, nel Belpaese è ancora buio pesto. Secondo i dati della Banca Centrale a marzo è cresciuta ancora la contrazione dei prestiti bancari ai privati. In dettaglio, i finanziamenti sono scesi su base annua dell'1,6 per cento, contro il -1,4 per cento di febbraio. I prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,8 per cento sui 12 mesi (-0,7 per cento a febbraio), quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 2,8 per cento (-2,7 punti percentuali a febbraio).
Nel nostro Paese, insomma, non c'è nessun respiro per aziende e famiglie soffocate dalla crisi. Difficile, in questo caso, non notare come le lobby bancarie abbiamo un peso specifico differente in Italia rispetto al resto di Eurolandia. Sì perché di positivo Bankitalia non ha comunicato nulla. O quasi. L'unica nota con segno più riguarda il calo degli interessi sui mutui. Secondo i dati dell'istituto, infatti, i tassi sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l'acquisto di abitazioni sono diminuiti al 3,90 per cento (3,98 per cento a febbraio) e quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono diminuiti al 9,64 per cento (9,78 a febbraio). I tassi d'interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie, invece, non hanno subito grosse variazioni.
Le banche nostrane, comunque, fanno quello che vogliono. Il nostro è il Paese europeo dove costa di più aprire un conto corrente (in media 250 euro). Ma non solo. E' anche meno semplice accedere alle informazioni sui costi per comparare le offerte dei diversi istituti. Tariffe poco chiare, con tempi biblici per passare da una banca all'altra. Una situazione che ha reso necessario l'intervento della Commissione europea, decisa a lanciare una nuova normativa per tagliare drasticamente i tempi impiegati dagli istituti e promuovere la trasparenza sulle spese. "Abbiamo avuto risultati deludenti dall'autoregolamentazione e quindi abbiamo deciso di intervenire", ha spiegato il commissario al Mercato interno, Michel Barnier, stufo di attendere che le banche trovino da sole un modo per andare incontro alle esigenze dei consumatori. Per questo motivo si è resa necessaria una direttiva da Bruxelles.
Tre i punti fondamentali. Per prima cosa assicurare che tutti abbiano un conto in banca, una sorta di diritto come quello di possedere la carta d'identità. Nessuna scusa, quindi, o lunghe trafile allo sportello per aprire un conto corrente che dovrà anche essere gratuito per chi non può permettersi di pagare le spese, troppo alte, di mantenimento. A garantirlo ci dovrà pensare lo Stato. Il secondo ambito riguarda le tariffe che devono essere trasparenti: le banche avranno l'obbligo di pubblicare un opuscolo con tutti i costi dei maggiori servizi e commissioni. L'idea è quella di creare un sito web indipendente dove pubblicare i costi di tutte le banche, in modo da rendere il confronto per il consumatore il più semplice possibile. E per finire al cliente deve essere garantita una rapidità di migrazione. Basta lungaggini e difficoltà burocratiche. Se si desidera cambiare istituto, il trasferimento delle utenze dovrà avvenire in un massimo di 15 giorni. "Deve essere facile trasferire tutte le operazioni", ha spiegato il commissario ai Consumatori, Tonio Borg, "il passaggio delle domiciliazioni avviene difficilmente e scoraggia i clienti a cambiare banca". Insomma, da Bruxelles dicono basta: la musica allo sportello dovrà cambiare.
Fonte: Yahoo! Finanza del 10 maggio 2013
V.V.C. (Value Versus Costs) = un Costo non è tale se mi consente di conseguire un Beneficio superiore alla spesa sostenuta.
Non è sempre consigliabile tagliare, dipende da cosa si taglia e il vantaggio che se ne trarrà.
Confrontare sempre Costi e Benefici, da qui nasce la differenza fra Investimento e Costo Improduttivo.
Investimento = sostenere un Costo oggi per ottenere un Vantaggio economico superiore al mio esborso domani.
Costo Improduttivo = spesa superflua che erode l'utile aziendale e brucia risorse economiche oggi.
Migliorare il proprio conto economico effettuando tagli indiscriminati di tutti i costi aziendali può portare a vantaggi nel breve termine ma a conseguenze disastrose nel lungo.
Smettere di investire nello sviluppo e nell'evoluzione del proprio business è l'anticamera del fallimento.
Certo oggi per molti piccoli e piccolissimi imprenditori è difficile dedicare risorse allo sviluppo del business, tuttavia è una delle condizioni per rimanere nel mercato a lungo.
Come faccio a capire quali sono i costi che si tradurranno in vantaggi economici e quelli improduttivi da tagliare?
La conoscenza deriva dalla consapevolezza della propria situazione, quindi:
- Controllo dei risultati del proprio business
- Pianificazione delle azioni future
Mettere nero su bianco i propri progetti non è un inutile e faticoso esercizio intellettuale ma la via maestra per l'ottenimento di risultati di eccellenza.
Maggior consapevolezza = scelte migliori = risultati migliori
Avere le idee chiare mi consentirà di fare scelte migliori e più produttive rinunciando ai costi superflui e investendo risorse in prodotti / servizi che mi consentiranno di moltiplicare il valore della mia azienda.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Molti imprenditori sono convinti che l'obiettivo primario della loro azienda sia l'incremento delle vendite.
Per loro vale l'equazione: vendere di più = guadagnare di più.
Purtroppo non è sempre così.
Ciò che conta è l'utile netto (Net Profit), ovvero quanto rimane nelle nostre tasche dopo che sono stati pagati tutti i costi necessari a sviluppare il business.
Focalizzati su quanto rende il capitale investito nella tua attività, non sul fatturato che sei in grado di realizzare.
Prima di vendere calcola molto bene se ti conviene o no, se il fornitore ti pagherà oppure è a rischio insolvenza.
Non puntare solo al prezzo e cerca di massimizzare il valore intrinseco dei tuoi prodotti / servizi.
Ci sarà sempre qualcuno che sarà in grado di vendere a 1 euro meno di te ma non tutti saranno in grado di replicare quello che offri se sarai stato bravo a rendere il tuo prodotto / servizio un'esperienza "unica".
Guadagnare, questa è la chiave di un business di successo.
Conta essere i primi nella lista degli utili, non in quella delle vendite.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Vorrei condividere con voi una considerazione che nasce da anni di esperienze professionali nella gestione delle aziende.
Non è sempre a causa di fattori esterni che le imprese entrano in crisi.
In alcuni (molti?) casi la crisi è il risultato di una errata concezione che l'imprenditore ha dell'azienda, considerata il mezzo per soddisfare i propri bisogni a prescindere dalla capacità della stessa di generare reddito.
L'azienda ha ragione di esistere se è grado di produrre un risultato economico positivo ed è in grado di remunerare sia chi investe i propri soldi (soci) che tutti i soggetti che in essa e con essa lavorano (dipendenti e fornitori).
L'azienda, come gli uomini, vive le proprie fasi positive (=guadagni) e negative (=perdite).
Le fasi negative possono essere causate da fattori esterni (scenario economico) ma anche da errori di gestione.
In questo caso l'approccio corretto al problema sarebbe quello di analizzare le cause della crisi sforzandosi di trovare una via d'uscita (=risoluzione del problema).
Al contrario succede che l'imprenditore si convinca che tutto ciò che non funziona sia causato da altri e non da suoi errori di valutazione / gestione.
Così facendo continua ad operare come se niente fosse, procastina l'analisi e relativa risoluzione dei problemi aggravando con il trascorrere del tempo la situazione e quando se ne accorge spesso non ha più risorse per porvi rimedio.
In questi casi la conclusione più frequente è quella del fallimento.
Acquisire consapevolezza della situazione, sforzarsi di trovare alternative a ciò che non va come avevamo sperato, operare secondo nuovi criteri e avere il coraggio di cambiare ciò che non funziona prima che la situazione sia definitivamente compromessa è la via maestra per creare business duraturi di successo.
Quelle che leggete vi potranno sembrare considerazioni scontate ma vi assicuro che nel mondo reale molti (troppi) imprenditori cadono nella tentazione di reiterare i comportamenti che li hanno condotti a situazioni di crisi pensando (sperando?) che prima o poi qualcosa cambierà...
...e ignorano che il primo passo per cambiare ciò che non va è quello di cambiare il loro modo di pensare e di agire adeguandosi alle mutate circostanze, trovando nelle difficoltà idee nuove per migliorare la loro azienda e quindi anche la loro vita.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Siamo una Cooperativa di imprenditori e professionisti.
Siamo nati per promuovere e sostenere lo sviluppo delle imprese italiane attraverso l'acquisizione di partecipazioni e l'assistenza alla realizzazione dei progetti imprenditoriali.
La nostra iniziativa si ispira ai principi della mutualità e ha l'obiettivo di promuovere sinergie fra le aziende socie.
Per noi eticità significa correttezza.
In un mondo globalizzato e dalle logiche imprenditoriali sempre più complesse e interconnesse CFE vuole essere un mezzo per contribuire allo sviluppo delle imprese.
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .
A tutt'oggi UN MILIARDO di esseri umani vive con un dollaro al giorno.
Più di 3,5 MILIARDI con meno di 2,5 dollari.
UN MILIARDO di persone non sa né leggere né scrivere.
L' Europa è praticamente in recessione e vive una crisi economica che prima di tutto è una crisi di valori, identità e unità di intenti.
Smettiamola di lamentarci e rimbocchiamoci le maniche, TUTTI INSIEME per uscire dalla crisi e ritornare a crescere.
Abbiamo tutti gli strumenti, tutte le risorse e tutte le capacità di POTERLO FARE.
Cerchiamo SOLUZIONI, non vediamo solo i PROBLEMI.
Anche la classe Politica non certo all'altezza del mondo produttivo prima o poi dovrà tenere conto del MALCONTENTO GENERALE ed ADEGUARSI al cambiamento sforzandosi di proporre soluzioni CONCRETE, non parole e ricette sterili.
Lavorare duramente, creare opportrunità RICORDANDOSI, OGNI santo GIORNO, che oltre la metà degli abitanti di questa terra non ha la FORTUNA di avere questa POSSIBILITA' ...
In momenti difficili come questo è importante credere nel futuro e lavorare duramente per raggiungere i propri obiettivi.
Questo scriveva Albert Einstein nel 1956 ... :
"Non pretendiamo che le cose cambino se agiamo sempre allo stesso modo.
La crisi può essere una grande benedizione per le persone e i paesi perchè la crisi porta con sè il progresso.
La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte scura.
E' nella crisi che sorgono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera sè stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi è l'incompetenza.
Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d'uscite ai propri problemi.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c'è merito.
E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno perchè senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare della crisi significa promuoverla, non parlerne durante una crisi significa esaltare il conformismo.
Invece di fare questo lavoriamo duramente.
Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa che è la tragedia di non voler lottare per superarla."
... dedicato a tutti quelli che ogni mattina alzano la saracinesca della loro attività per cercare di creare valore e benessere per loro stessi e per i propri collaboratori ...
Se anche tu vuoi migliorare la tua azienda Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Senza impresa non c'è lavoro, se le tasse sono troppo alte l'economia non riparte. Se ne accorgeranno i nostri governanti?
E gli Istituti di Credito dovranno ricordarsi che il loro core business è finanziare le Imprese non dedicarsi alla pura finanza. Quando l'inversione di tendenza?
Questo è l'articolo pubblicato il 15 aprile sul Corriere Della Sera:
ROMA - Si sono suicidati in ventitrè dall' inizio dell' anno, i piccoli imprenditori che non ce l' hanno fatta a sopportare la durezza della crisi economica. Un suicidio ogni quattro giorni. Il dato arriva dalla Cgia di Mestre, l' associazione artigiani e piccole imprese, che sottolinea anche come un' impresa su due chiuda i battenti entro i primi cinque anni di vita. Non regge al mercato, ma soprattutto al peso dello Stato sul mercato, viene prima o dopo stritolata fino ad essere costretta a mollare. «Tasse, burocrazia, ma soprattutto la mancanza di liquidità - dice Giuseppe Bortolussi, segretario di Cgia Mestre - sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo. È certamente vero che molte persone, soprattutto i più giovani, tentano la via dell' impresa in proprio senza avere il know how necessario, tuttavia questo è un segnale preoccupante anche alla luce delle tragedie che si stanno consumando in questi ultimi mesi». Tra i 23 suicidi di piccoli imprenditori di questa prima parte del 2012, 9 sono avvenuti in Veneto, il 40 per cento del totale, un triste primato che colpisce una regione che è sempre stata «motore» dello sviluppo economico per la piccola e media impresa. Domani a Vigonza, in provincia di Padova, nascerà l' Associazione familiari imprenditori suicidi, ma intanto la crisi travolge sia il Nord sia il Sud e la lista stilata dagli artigiani registra tre suicidi in Puglia, e altrettanti in Sicilia e Toscana (venerdì un manager di 42 anni si è tolto la vita gettandosi sotto un treno a Sesto Fiorentino); nel Lazio si sono ammazzati in due, una vittima anche in Lombardia, una in Liguria e una in Abruzzo. «Il meccanismo si sta spezzando - continua Bortolussi -. Questi suicidi sono un vero grido di allarme lanciato da chi non ce la fa più. Le tasse, la burocrazia, la stretta creditizia e i ritardi nei pagamenti hanno creato un clima ostile che penalizza chi fa impresa. Per molti, il suicidio è visto come un gesto di ribellione contro un sistema sordo e insensibile che non riesce a cogliere la gravità della situazione». Sempre la Cgia presenta un raffronto drammatico tra il 2004 e il 2009. Se nel 2004 le aziende che non superavano i 5 anni di apertura erano il 45,4 per cento del totale (Lazio 51,1 per cento, Campania 49,8 per cento, Calabria 49,1 per cento, Sicilia 48,3 per cento); cinque anni dopo la percentuale sale a 49,6 per cento (Lazio 54,6 per cento, Sicilia 51,9 per cento, Calabria 50,4 per cento e Liguria 50,1 per cento. La situazione descritta preoccupa ancor di più e si considera, sottolinea ancora la Cgia di Mestre, che il 58 per cento dei nuovi posti di lavoro è creato dalle imprese con meno di 10 addetti e che, come risulta dai dati Istat, il 60 per cento dei giovani italiani neoassunti nel 2011 è stato assorbito dalle micro imprese con meno di 15 addetti. «È chiaro che il governo - conclude Bortolussi - non può non intervenire abbassando il carico fiscale sulle imprese e in generale sul mondo del lavoro, altrimenti sarà difficile far ripartire l' economia del Paese». Anche l' Istat comunica dati critici sulla situazione dei suicidi «economici». Ma meno drammatici, tenendo tuttavia presente che ci si riferisce al 2010 e non agli ultimi due anni, che sono quelli nei quali la crisi si è fatta più sentire: nel 2010 le persone che si sono tolte la vita per motivi economici sono state 187, 182 uomini e cinque donne, un numero inferiore rispetto al 2009, quando erano state 198. RIPRODUZIONE RISERVATA (15 aprile 2012) - Corriere della Sera